Dal 12 marzo un viaggio nella forma fatta di “terra”. Da un’idea di Nino Caruso 63 artisti con 180 opere dagli anni 50 a oggi
Dai capolavori di Leoncillo alle sperimentazioni dell’ultima generazione, pensiero e materia si fondono nelle sale della Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea con “La scultura ceramica contemporanea in Italia”. La mostra, nata da un’idea del maestro Nino Caruso, racconta per la prima volta alla Gnam il percorso della scultura ceramica italiana dagli anni ‘50 a oggi. E lo fa, dal 12 marzo, attraverso 180 opere di 63 artisti, di tre generazioni diverse, che hanno scelto la “terra” come principale (e spesso esclusivo) medium espressivo. Dalla prima generazione di scultori ceramisti — quella dei Nino Caruso, Ivo Sassi, Carlo Zauli, Nedda Guidi, Pino Castagna — che con Leoncillo, o intorno alla sua scuola, si formò, dando lustro a un genere prima ingiustamente considerato “minore”, e elevando la ceramica a linguaggio scultoreo autonomo. Passando alla generazione “di mezzo” in cui troviamo Adriano Leverone, Riccardo Monachesi, Giancarlo Sciannella, Antonio Grieco, Luciano Laghi, Massimo Luccioli. Fino all’ultima, quella di Annalisa Guerri, Fiorenza Pancino, Jasmine Pignatelli, Cristiana Vignatelli Bruni, Tristano di Robilant, Fabrizio Dusi, Luigi Belli, Nicola Boccini. Ultima tappa di un’evoluzione che ha traghettato una tradizione antichissima verso i lidi dell’arte contemporanea.
«Se nella prima generazione la materia è vista come una presenza imprescindibile — spiega Mariastella Margozzi, curatrice della mostra insieme a Caruso — nella più giovane è il contenuto, il pensiero, a superarla. O a portarla verso contaminazioni con altri linguaggi. In un discorso che si fa spesso concettuale». L’allestimento, curato con Massimo Licoccia, «non segue una scansione cronologica, ma vuole dare a ogni ambiente una dimensione emozionale, oltre che visiva». Così, se in alcune sale «l’uso della materia è leggero e aereo, in altre prevalgono le opere impostate sul gioco o su una narrazione fantastica e fiabesca».
Nella sala dedicata a Leoncillo, a cui l’esposizione rende omaggio nel centenario della nascita, accanto alle 11 opere del maestro acquisite dalla Gnam tra gli anni ‘40 e ‘70 (dall’“Ermafrodito” al “Supplizio azzurro”), si trovano gli splendidi vasi di Salvatore Meli, le sculture di Nanni Valentini, i lavori di Salvatore Cipolla. Mentre una sala squisitamente figurativa riunisce, tra le altre, opere e installazioni di Paolo Porelli, Alberto Mingotti, Guido Mariani, Aldo Rontini.
di SARA GRATTOGGI Repubblica.it