L’arte antichissima della ceramica, le cui origini risalgono ai primi insediamenti stabili di agricoltori nel passaggio dall’età mesolitica all’età neolitica, comprende varie tecniche di produzione di oggetti in argilla sottoposti a una o più cotture. Il termine, che contraddistingue anche gli stessi prodotti ceramici, è derivato dal greco keramos (“argilla”, “vaso”), ma è entrato nell’uso corrente solo nel secolo diciannovesimo.

Le diverse argille sono classificate secondo l’impiego e non secondo la tecnica utilizzata. Di seguito riportiamo una semplice scheda tecnologica delle argille porose e compatte.

  • L’ Argilla “ROSSA” : argilla cotta a 980° – 1050°C, color arancio e rossa a seconda dell’ossido di ferro contenuto all’interno dell’impasto, dopo la prima cottura il suo corpo è poroso (permeabile).
  • la REFRATTARIO: argilla che la maggior parte delle volte viene composta miscelando varie materie prime (caolino, feldspato, allumina, quarzo etc) con aggiunta di chamotte di diversa granulometria. 1000° C-1350° C. Questa argilla dopo cottura ha un corpo poroso.
  • L’Argilla bianca “TERRAGLIA”: si divide in due gruppi, tenera e dura, è caratterizzata da un impasto di color bianco, per la mancanza di ossido di ferro e derivati, e presenza di caolino oltre le altre materie prime. Per la tenera la cottura è simile all’argilla “rossa” per la dura 1120°C. Questa argilla dopo cottura ha un corpo poroso
  • Il GRES è un’argilla bianca o colorata e ricavato da argille di roccia sedimentaria ricca di silicio, si divide in tre gruppi, klinker, ball clay, fire clay. Molto utilizzato per rivestimenti (piastrelle) e sanitari, oggi utilizzato molto nella ceramica artistica. La cottura si aggira intorno 1250° – 1400°C. Questa argilla dopo cottura ha un corpo compatto (vetrificato impermeabile). Le caratteristiche principali sono la resistenza agli acidi, al gelo e al graffio.
  • La PORCELLANA è un’argilla bianca, caratterizzata da un impasto di poche materie prime dove il feldspato e caolino sono in grandi percentuali. Si divide in due gruppi tenera e dura, la prima vetrifica a 1220° (max temp.1260) raggiungendo la translucidità (simile al vetro opaco satinato), la seconda (dura) può arrivare 1400°C. Questa argilla dopo cottura ha un corpo compatto (vetrificato impermeabile). Le caratteristiche principali sono la resistenza agli acidi, al gelo e al graffio e la porcellana tenera è translucida

Poiché le argille porose assorbono liquidi, il manufatto richiede un rivestimento in funzione impermeabilizzante. Sin dall’antichità, si ebbero rivestimenti e “coperte” vitree; una vernice composta di sabbie silicee e ossido di piombo (vetrina piombifera), o un composto di piombo accordato con lo stagno (smalto stannifero), o con un velo di terra bianca (ingobbio). Oggi si usano prodotti già pronti industriali come smalti, cristalline etc a bassa temperatura (900°C – 1000°C) che garantiscono un rivestimento impermeabile.

Le tecniche che si possono applicare su tutte le argille sono moltissime, divise in molti gruppi. Quelle che più appartengono al nostro territorio italiano ( in questo caso Deruta) sono:

Tecnica Etrusca: Bucchero
Tecnica Etrusco/Greca: Terra Sigillata
Tecnica Romana: Terracotta semplice e Terracotta Invetriata
Tecnica Medioevale: Terracotta Ingobbiata
Tecnica Medioevale/Rinascimentale: Terracotta Smaltata, Maiolica
Tecnica Medioevale/rinascimentale Terracotta Smaltata, maiolica a lustro

(Terracotta: argille porose che hanno subito la prima cottura, dopo la prima cottura le argille cotte vengono chiamate anche biscotto).



Tutti i testi qui riportati sono a cura di Giulio Busti e Franco Cocchi tratti dal CD Multimediale del Museo di Deruta

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