Il lustro è un’antica tecnica di decorazione che, attraverso l’applicazione di un impasto di sali metallici e argilla diluito con aceto di vino, e una speciale cottura, produce effetti cromatici iridescenti, di colore giallo oro, rosso rubino, argento. Di origine mediorientale, il lustro ebbe grande diffusione nella arte ceramica araba, giungendo verso la metà del Quattrocento a Deruta e in pochi altri centri italiani. Non è noto in quale modo, ma sicuramente grazie agli scambi con la Spagna e in particolare con l’isola di Maiorca, da cui anche il nome maiorica, poi maiolica, che nel Rinascimento indicava la sola ceramica lustrata.
Il lustro si applica a pennello sulle superfici di oggetti già finiti, smaltati e cotti, di solito negli spazi appositamente lasciati già dal pittore al momento della decorazione, come in questo bel piatto di ispirazione rinascimentale. Così preparati, gli oggetti vengono infornati e cotti per la terza volta.
Si tratta, tuttavia, di una cottura a bassa temperatura, circa 600° C, prodotta in atmosfera riducente, cioè introducendo nel forno sostanze fumogene (legna, ginestre, unghie di cavallo, zucchero, ecc.),che impediscono la ossidazione dei metalli causando gli speciali effetti di colorazione e rifrazione che contraddistinguono il lustro. Dopo la cottura e un lento raffreddamento, il piatto viene ripulito.
Si asportano i residui dell’impasto e di fumo rimasti in superficie e possono così risplendere le metallizzazioni del lustro.
Tutti i testi quì riportati sono a cura di Giulio Busti e Franco Cocchi tratti dal CD Multimediale del Museo di Deruta