
Deruta uno dei borghi più belli d’Italia

Deruta il cuore della ceramica (vista aerea)
Origini storiche
Incerta è l’origine di Deruta come pure l’etimologia del suo nome. Le varie ipotesi formulate traggono comunque ispirazione dalle antiche e molteplici denominazioni del luogo, chiamato in tempi diversi Ruto, Ruta, Rupta, Direpta, Druida e infine Deruta allo stato attuale si può dire semplicemente che il nome “Deruta” nasce come variante onomastica di “Diruta” (cioè “rovinata”).
Non si hanno notizie certe sulla storia di Deruta anteriormente al periodo medioevale. Reperti archeologici, rinvenuti per gran parte verso la fine dell’ottocento, dimostrano ad ogni modo l’esistenza nelle sue immediate vicinanze di insediamenti di epoca neolitica.
Abbondanti sono pure le testimonianze di una presenza abitativa in epoca Romana, come attestano frammenti di epigrafi, anfore in terracotta, sculture e capitelli per gran parte conservate nell’atrio del palazzo comunale. Scarsissimi, al contrario, i resti di un ipotizzabile insediamento etrusco. Alcune memorie patrie riferiscono che intorno al 990 l’imperatore Ottone III, dovendo remunerare alcuni baroni tedeschi, concesse loro questa terra con il titolo di “nobiles de Deruta”. Nel 1264 vi muore il pontefice Urbano IV proveniente da Todi e diretto verso Perugia. Nel 1312 il capo dei dieci di Perugia temendo che le milizie imperiali di Arrigo VII potessero danneggiare i luoghi soggetti alla città dispose un rafforzamento dei presidi in Deruta.
L’anno 1370 l’esercito della Chiesa, per riportare sotto la propria egemonia le città ribelli di Perugia, Todi, Spoleto, Città di Castello, Gubbio, Viterbo, Ascoli Piceno e altre città invase il contado devastando Deruta e Pontenuovo. Sul finire del trecento Deruta è spesso teatro dui scontri militari tra i fuoriusciti perugini e gli eserciti della città dominante. Biordo Michelotti, capitano dell’esercito perugino vi insedierà le sue truppe intorno al 1395-97, affrontando vittoriosamente i fuoriusciti guidati da Giantedesco detto il Broglia e dal Brandolino. Nel 1400 Deruta passerà insieme a Perugia sotto la signoria di Giangaleazzo Visconti. Nel 1451 si provvede al restauro delle mura cittadine; con l’occasione si restringe la cinta muraria troppo ampia per accogliere una popolazione numericamente diminuita.
Le mura vengono ridotte in corrispondenza del lato nord-est, verso il colle della battaglia. In località “le cerquelle” erano ancora visibili, verso la fine del settecento, alcune tracce dell’antica fortificazione. Tra il 1456 ed il 1477-78 gravi pestilenze funestano Perugia e il contado. Deruta ne soffrirà registrando preoccupanti decrementi demografici. Nell’ottobre-novembre dell’anno 1500 alloggia a Deruta parte dell’esercito del Duca Valentino causando gravi guasti alla cittadina.
A risarcimento dei danni subiti i derutesi verranno esentati dal pagamento dei dazi per 5 anni. A partire dalla metà del cinquecento anche Deruta, come Perugia godrà di un lungo periodo di pace, durante il quale riorganizzerà la sua vita politica e sociale. La produzione della maiolica raggiunge in questi anni il massimo sviluppo e la più ampia diffusione. Verso i primi del seicento la cittadina ha raggiunto non solo una discreta stabilità economica e sociale, ma ha anche acquisito un ruolo di preminenza nei confronti di altri centri vicini. Il secolo XVIII vede ancora Deruta occuparsi nel proprio miglioramento e rinnovamento.
E’ di questi anni la ristrutturazione dell’archivio comunale (1744), il censimento dei beni stabili degli abitanti (1784), nonchè il restauro di strade interne (1749) ed il progetto di ripristino dell’antico ospedale di S. Giacomo (1751). Nei primi anni del 1800 non infrequenti sono i contrasti tra gli esponenti più fanatici del governo repubblicano (giacobini) ed i gruppi di persone talvolta organizzati in bande armate, difensori del culto e della Chiesa. Nel 1809, innalzato sul pennone municipale lo stemma napoleonico, la cittadina riorganizza l’amministrazione pubblica. Nel 1812 si assiste ad una grave alterazione della struttura urbana, quando il “Maire” ordina la demolizione della fortificazione castellana in prossimità di porta S. Angelo dove esisteva una controporta ed un torrione circolare.
La restaurazione del governo pontificio (1814) viene accolta in Deruta con solenni festeggiamenti. Nel 1831 quando Perugia aderisce ai moti rivoluzionari che agitano tutto lo stato pontificio anche Deruta abbasserà lo stemma pontificio per innalzare il tricolore; ma la severa repressione, a seguito del fallito tentativo, riporterà la cittadina nella sfera politica del papato.
Il Territorio
L’ambiente…
Deruta sorge su una collina ai piedi di un sistema di rilievi coperti da una fitta macchia mediterranea, i quali costituiscono una naturale divisione tra l’ampia pianura del Tevere e parte della Valle Umbra. Dai 170 m. s.l.m. del Borgo si sale ai 400 m. di Castelleone (la più alta frazione del Comune), fino ai 650 m. di Perugia Vecchia, da dove si può godere un panorama a perdita d’occhio.
Le caratteristiche morfologiche del territorio comunale variano da zona a zona. Quella collinare è costituita, per lo più, da terreni appartenenti alla formazione marnoso-arenaria, talvolta segnati da profonde incisioni prodotte da corsi di acqua, fossi con portate stagionali, i cui nomi sono spesso punti di riferimento, di confine o toponimi.
Tra questi il Fosso della Rena, della Molinella, del Piscinello, che hanno prodotto scarpate anche subverticali. Altrettanto interessanti sono i terreni appartenenti al complesso fluvio-lacustre pir la presenza, specialmente nella sinistra del Tevere, di depositi limo-argillosi, che, come i precedenti, di media ed alta plasticità, hanno fornito e possono fornire materia prima per la produzione delle ceramiche. In superficie il fertile terreno agricolo è ben sfruttato per la coltivazione di cereali, foraggi, girasoli, ortaggi, frutteti. Diffuse e ricche sono le falde freatiche.

Deruta, panoramica
…e il territorio circostante.
Nelle vicinanze di Deruta si trova Castelleone, posto in posizione dominante, circondato da robuste mura e torrioni, testimonianza del ruolo strategico svolto a difesa dei confini cori Todi. Salendo si può scorgere la chiesa di S. Maria di Roncione (Xl Sec.), legata all’Abbazia di S. Pietro 21 Perugia. A soli tre chilometri, più in alto, si estendono i prati ed i boschi di Perugia Vecchia, in Posizione Panoramica, già abitata ‘,, epoca preistorica Maria di Roncione (Xl sec.), legata all’Abbazia di S. Pietro a Perugia. A soli tre chilometri, più in alto, si estendono i prati ed i boschi di Perugia Vecchia, in posizione panoramica, già abitata in epoca preistorica.
A Sud di Deruta sorge il Santuario della Madonna dei Bagni, dove sono raccolte oltre 600 matto elle votive in maiolica, eccezionale testimonianza di fede e di arte popolare, dal ‘600 ai nostri giorni. A breve distanza è situata Casalina, ricordata fin dal 761 e dipendente dall’Abbazia di S. Pietro a Perugia.
E concentrata attorno all’antico nucleo castellano, (la Rocca è del 1365), ed alla chiesa di S. Girolamo, (metà del ‘700). Nell’interno, da notare due leoni stilofori, di epoca romanica ed il fonte battesimale (1527). Ripabianca, più a Sud, di origine medievale, forse deriva il nome dalla qualità dei terreno. Della chiesa dei Defunti, che conserva affreschi votivi (ora esposti nella Pinacoteca comunale), resta il campanile. Muovendo da Deruta verso Sant’Angelo di Celle si incontra, presso Fanciullata, la Cappella della Madonna del Ranuccio o del Fanciullo, che conserva un affresco di Bartolomeo Caporali (1459). Proseguendo si giunge a Sant’Angelo di Celle, il cui nome trae origine dal Santo e dalle numerose celle monastiche dei benedettini, un tempo impegnati in opere di bonifica e coltivazione nella zona.
La chiesa di S. Michele Arcangelo, (1 280), oggetto di ripetuti restauri, oggi presenta tre navate ed una facciata in terracotta. Si raggiunge, quindi, San Niccolò di Celle, passando nelle vicinanze della chiesa della Madonna dei Pantanelli (‘500), che conserva un pregevole “Cristo in Pietà” di scuola umbra (XVI sec.) e dipinti di scuola senese. La “villa” di S. Niccolò è anteriore al 1278, mentre il castello, precedente al 1388, è sorto attorno ad un nucleo abitato destinato ad ospedale. La chiesa di S. Nicola, forse anteriore al 1278, è ricordata tra le chiese dipendenti dal monastero benedettino di Farfa. Pontenuovo, antico borgo presso il ponte sul Tevere (1286), più volte restaurato, conserva la chiesa di S. Lorenzo, già Madonna della Neve (1052), con facciata neoclassica (1793).
L’artigianato
Deruta si identifica con la produzione di maioliche artistiche.
Nel Museo Regionale della Ceramica sono presenti testimonianze e manufatti della storia della ceramica.
Il documento più antico su questa forma di arte porta la data 12 agosto 1290, ed attesta un pagamento “natura” con “unam saumam vasorum”.
E’ questo il periodo arcaico con produzione di oggetti d’uso comune: versatori, bacili, scodelle, panate, con decorazioni scarse, geometriche e zoomorfe. I colori dominanti sono il verde ramina ed il bruno manganese. Nei secoli successivi, la maiolica derutese raggiunge il massimo splendore, diffondendosi nel ‘500 nelle principali piazze, non solo italiane. Artisti come Giacomo Mancini (El Frate) e Francesco Urbini, firmano opere di grande rilievo.
Piatti da pompa, coppe amatorie, impagliate, stemmi nobiliari, presentano un repertorio di motivi con figure femminili, scene mitologiche, battaglie e immagini sacre. Numerose, diverse ed originali sono le decorazioni: floreali, zoomorfe e grottesche, a girali floreali, imbricazioni a occhio di penna di pavone, a corona di spine,
a denti di lupo, a petal back.
Intanto la tavolozza dei colori si è arricchita con l’arancio, il blu ed il giallo.
Appare, altresì, la tecnica del lustro metallico, con splendidi riflessi dorati nelle opere di maggior pregio.
Il primo pezzo di lustro, attribuito a Deruta, è datato 1501 ed è una targa a rilievo che raffigura il martirio di S. Sebastiano, conservata al Victoria and Albert Museum di Londra. Pavimenti, quali quello della chiesa di S. Francesco di Deruta, di S. Maria Maggiore in Spello o della sacrestia di S. Pietro a Perugia, sono ulteriori testimonianze della migliore produzione delle maioliche derutesi. Attraverso i tempi, lo stile ed i decori si trasformano nel “compendiario” dai tratti veloci, e nel “calligrafico”, di ispirazione moresca, con intreccio di fiori, foglie, arabeschi, uccelli ed altri animali.
Il secolo XVIII vede un periodo di crisi, durante il quale, tuttavia, si’ nota la reazione di Gregorio Caselli che apre a Deruta una fabbrica di maiolica fina ad imitazione della porcellana.
Dopo l’Unità d’Italia inizia una significativa ripresa dovuta all’opera, soprattutto, di Angelo Micheletti, Alpinolo Magnini, Davide Zipirovic, mentre Ubaldo Grazia si qualifica per “l’ingegno della copia.
Oggi l’alto livello della produzione artistica si può riscontrare visitando il “museo vivente”, che si snoda per le vie di Deruta, costituito da botteghe, laboratori, fabbriche, sale di esposizione, dove si può assistere liberamente anche alle varie fasi della lavorazione. Una realtà, questa, che trova riscontri anche nel territorio, come a Ripabianca nota per la produzione di vasi, ziri, orci e anfore di terracotta.
Altra forma di attività tradizionale è tramandata a San Niccolò di Celle con la lavorazione del vimini e della scarza per seggiole, Cesti ed altri oggetti per la casa.
La Gastronomia….
derutese ha origine, per lo più, dalla tradizione contadina, quindi dall’uso delle risorse stagionali locali,
con particolare caratterizzazione durante le feste solenni o tradizionali: Natale, Pasqua e Carnevale.
Le occasioni più favorevoli per gustare piatti tipici, vengono offerte durante le numerose feste paesane,
che da giugno a settembre si svolgono numerose. Preparati in modo originale sono le tagliatelle con le interiora
d’oca, la torta sul testo con prosciutto, verdura cotta, o salsicce, i fagioli con le codiche,
gli arrosti misti di pollo, maiale, agnello. ottimi sono anche il Pollo ed il Coniglio all’arrabbiata,
le minestre con i ceci, gli gnocchi con il sugo d’oca, la bruscatella, la panzanella. A Pasqua è tipica la
torta con il formaggio e a Natale il torciglione.
Da segnalare anche il torcolo con pasta dolce, canditi ed uva secca accompagnato da buon vin santo oltre alla
ciaramicola, e ai tradizionali dolci di Carnevale, ottimi gli strufòli e le frappe.