
Santa Caterina d’Alessandria, opera in maiolica di Amerigo Lunghi datata 1919, conservata all’interno della chiesa di San Francesco, Deruta.
Secondo la ‘Leggenda Aurea’, testo del ‘200 scritto da Jacopo da Varazze che racchiude le vite dei Santi Cristiani, Caterina d’Alessandria era una giovane e bellissima fanciulla egiziana di nobili origini, istruita fin dall’infanzia nelle arti liberali pur essendo donna, che visse nell’epoca in cui le provincie orientali dell’Impero romano erano rette dal Governatore Massimino Daia. Gaio Galerio Valerio Massimino, sposando la figlia dell’imperatore Diocleziano, aveva ricevuto il controllo delle province orientali dell’Impero. Nel 305 d.C., nominato governatore dell’Egitto e della Siria, giunse ad Alessandria d’Egitto e, in occasione della sua nomina, fece organizzare grandi festeggiamenti, nei quali si prevedevano sacrifici animali in tutte le città confinanti in onore degli Dèi pagani. Durante queste celebrazioni, la giovane Caterina si presentò nel palazzo del governatore con l’intento di interrompere queste pratiche crudeli e selvagge, chiedendo a tutti di abbandonare il paganesimo in favore del Cristianesimo. Il Governatore, colpito dalla retorica della ragazza ma anche dalla sua bellezza, non si adirò ma decise di chiamare una schiera di dotti retori affinché le facessero cambiare idea. Caterina, non solo vinse il duello filosofico, ma riuscì a persuadere persino questi uomini. Massimino, infuriato, dapprima fece uccidere gli intellettuali che avevano fallito il loro compito, in seguito cercò di raggirare l’ostacolo passando alle ‘buone maniere’ con una proposta di matrimonio alla fanciulla cristiana. Al secondo, sdegnoso, rifiuto di Caterina la condanna fu definitiva: il martirio, e lo strumento di tortura una ruota dentata che l’avrebbe dilaniata. Ma non appena la fanciulla sfiorò l’oggetto del supplizio questo si ruppe in mille pezzi miracolosamente. A quel punto, Massimino si vide costretto ad ucciderla in una maniera più diretta, facendola decapitare sul posto. Era il 25 novembre dell’anno 305 d.C.
Nell’iconografia classica Santa Caterina viene rappresentata in abiti regali e con in testa una corona, a sottolinearne le nobili origini. In una mano reca la palma, segno del martirio, mentre nell’altra il libro, simbolo legato alla sua cultura intellettuale, da cui la sua funzione di protettrice degli studi e di alcune categorie sociali dedite all’insegnamento (insegnanti e Ordini religiosi come i Domenicani e gli Agostiniani). Altri simboli con cui viene raffigurata sono la spada, arma che pose fine alla sua vita decapitandola, e la ruota dentata spezzata, strumento del martirio che si ruppe miracolosamente, elemento che lega la santa a numerose categorie di arti e mestieri che hanno a che fare con la ‘ruota’. Tale elemento può essere una delle ragioni che la annovera a santa protettrice della categoria dei ceramisti. In Umbria è particolarmente venerata a Deruta, una delle patrie per eccellenza dell’arte ceramica, ove una delle feste più sentite è per l’appunto la Festa di S. Caterina d’Alessandria, patrona dei ceramisti, celebrata il 25 novembre.